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Ambienti naturali e preferenze ambientali: Oltre la Teoria della Savana

tre biomi diversi divisi in savana foresta e montagna

La “teoria della savana” ha da lungo tempo dominato il dibattito sulle preferenze ambientali umane. Secondo questa teoria, i nostri antenati si sono evoluti nelle savane africane, e questo spiegherebbe la nostra preferenza innata per ambienti caratterizzati da vaste praterie, grandi alberi con chiome protettive e accesso all'acqua. Ambienti che offrono una visione chiara e ampie possibilità di rifugio, come descrive la “teoria del "prospect-refuge"” di Appleton (1975), sarebbero stati vantaggiosi per la sopravvivenza dei nostri antenati, favorendo sia l'orientamento nello spazio sia la protezione dai predatori. Tuttavia, questo approccio presenta delle limitazioni, specialmente quando si cerca di rispondere al fatto che alcune persone non solo abbiano una preferenza ambientale diversa ma che la restoratività sia maggiore in ambienti diversi.


L’ipotesi del Pleistocene

Esistono altre teorie e ipotesi che ampliano o mettono in discussione la spiegazione della teoria della savana, proponendo una visione più completa e sfumata delle preferenze ambientali umane. Tra queste, l'”ipotesi del pleistocene” suggerisce che le preferenze ambientali siano il risultato dell'adattamento a una varietà di paesaggi durante il Pleistocene, non limitandosi solo alle savane. Gli ambienti cosiddetti "mosaico", ossia una combinazione di boschi e praterie, potrebbero aver rappresentato l'ambiente adattivo per i nostri antenati, fornendo sia spazi aperti che aree più protette (Rathmann et al., 2022; Han, 2007).


il profilo di una testa umana con all'interno gli alberi al posto del cervello

La Teoria del "Perceptual Fluency Account (PFA)"

Un'altra interessante prospettiva è fornita dalla “teoria del Perceptual Fluency Account (PFA)", che suggerisce che la preferenza per gli ambienti naturali sia correlata alla facilità con cui il nostro sistema visivo processa le loro caratteristiche strutturali. Questa teoria sostiene che i paesaggi naturali, indipendentemente dal tipo specifico, siano percepiti come più piacevoli rispetto agli ambienti urbani perché il nostro cervello li elabora in maniera più fluida e con meno sforzo cognitivo (Joye e van den Berg, 2011). Questa facilità di elaborazione è legata a caratteristiche come la coerenza visiva e i pattern frattali, che sono tipici degli ambienti naturali e che risultano più consoni alle nostre capacità percettive evolute.


Questa teoria è interessante perché sposta il focus dalla specificità dell'ambiente naturale (ad esempio, savana vs foresta) alla struttura dell'ambiente stesso. Secondo il PFA, la rigeneratività degli ambienti naturali dipende più dalla loro coerenza visiva e dalla complessità moderata che dal tipo di paesaggio in sé, suggerendo che l'effetto positivo sulla psiche possa essere presente in molti tipi di ambienti naturali, non solo nella savana.


sei riquadri ognuno con una popolazione etnica diversa con il rispettivo bioma

Differenze nelle preferenze ambientali tra soggetti occidentali e non occidentali

Uno studio condotto da Hägerhäll et al. (2018) ha confrontato le preferenze ambientali tra soggetti occidentali e non occidentali, evidenziando differenze significative nelle preferenze per i paesaggi naturali. I partecipanti provenienti da contesti culturali diversi hanno mostrato inclinazioni divergenti verso vari tipi di paesaggi, suggerendo che le preferenze ambientali non sono universali, ma piuttosto influenzate da fattori culturali e di esperienza. Mentre i soggetti occidentali tendevano a preferire ambienti aperti e strutturati come quelli tipici delle savane, i soggetti non occidentali mostravano una maggiore preferenza per paesaggi più variegati e complessi con una vegetazione più fitta. Questo studio dimostra come le esperienze culturali e i contesti di vita possano modellare le preferenze ambientali, supportando l'idea che non esista una preferenza universale per un determinato tipo di paesaggio naturale.


un cervello umano diviso a metà tra ingranaggi e alberi

L’impatto delle emozioni sulle scelte ambientali

Uno studio di Li et al. del 2021 ha analizzato le preferenze paesaggistiche di studenti universitari in relazione al loro stato d'animo. I risultati mostrano che le preferenze variano significativamente in base alle emozioni, con studenti in stati d'animo positivi che tendono a preferire paesaggi più naturali e aperti mentre studenti in uno stato di affaticamento hanno mostrato una preferenza per paesaggi che combinano elementi naturali e costruiti. Inoltre, gli studenti con stati d'animo negativi, come la rabbia o la depressione, tendevano a preferire paesaggi più "chiusi" o semi-chiusi, che offrono maggiore privacy e possono risultare più rassicuranti. Questo studio evidenzia la complessità delle preferenze ambientali, suggerendo che non sono determinate solo da fattori evolutivi, ma anche da variabili psicologiche e contestuali, con implicazioni significative per la progettazione di spazi verdi che siano diversificati tra loro.


un essere umano con sullo sfondo sei diversi biomi

Conclusioni

La teoria della savana offre una spiegazione affascinante per alcune delle nostre preferenze ambientali, e in base a molti risultati ha sicuramente una solida base scientifica, ma non riesce a cogliere appieno la diversità e la complessità delle preferenze umane per i paesaggi naturali. Studi recenti suggeriscono che le preferenze siano diversificate e influenzate sia da fattori genetici che culturali e psicologici. Allo stesso modo, la teoria del PFA fornisce una prospettiva innovativa, evidenziando che la nostra preferenza per gli ambienti naturali potrebbe dipendere più dalla facilità di elaborazione percettiva che dalla specificità dell'ambiente.


Comprendere queste dinamiche può aiutarci a progettare spazi che siano efficacemente rigenerativi e in grado di soddisfare le diverse esigenze umane, considerando le differenze individuali e culturali nelle risposte agli ambienti naturali. Adottare una visione meno rigida sull'origine evolutiva delle risposte restaurative potrebbe aprire nuove prospettive per la progettazione di ambienti che integrano elementi naturali, creando spazi capaci di supportare il benessere e la rigenerazione psicofisica di una varietà più ampia di individui.


Riferimenti:


  • Pleistocene Hypothesis – Moving Savanna Perceptual Preference Hypothesis Beyond Savanna (Rathmann et al. 2022)

  • A Preliminary Exploration of Landscape Preferences Based on Naturalness and Visual Openness for College Students With Different Moods (Li et al. 2021)

  • Do Humans Really Prefer Semi-open Natural Landscapes? A Cross-Cultural Reappraisal (Hagerhall et al. 2018)

  • Is love for green in our genes? A critical analysis of evolutionary assumptions in restorative environments research (Joye, van den Berg 2011)

  • An Exploration of Relationships Among the Responses to Natural Scenes (Ke-Tsung Han 2010)

  • The Experience of Landscape (Jay Appleton 1975)

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