Nudge e design degli spazi: come l’architettura delle scelte e la spinta gentile può migliorare il benessere
- Matteo Manzi
- 15 mag
- Tempo di lettura: 5 min

Nel 2008 Richard Thaler e Cass Sunstein hanno proposto un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: modificare il contesto in cui vengono prese le decisioni quotidiane delle persone, senza imporre obblighi o vietare alternative. È la logica della "spinta gentile", o nudge, un principio che ha radici nella psicologia comportamentale e che si è progressivamente diffuso in numerosi ambiti, dalla finanza pubblica alla salute. Alla base del nudging c'è il riconoscimento che gli Umani prendono spesso decisioni irrazionali o incoerenti a causa di bias cognitivi, distrazioni, abitudini o semplice inerzia, al contrario degli Econi, ipotetici agenti razionali dell'economia classica in grado di valutare in modo freddo e coerente ogni decisione, con volontà ferrea e capacità cognitive illimitate, sempre orientati a massimizzare la propria utilità.
Proprio per questo Thaler e Sunstein propongono il concetto di paternalismo libertario: un approccio che mantiene la libertà di scelta (nessuno è costretto), ma guida le persone verso l'opzione migliore per loro stesse. Il mezzo con cui ciò avviene è l’architettura delle scelte, ovvero il modo in cui vengono organizzate le opzioni disponibili. Ogni interfaccia (fisica o digitale) è già, inevitabilmente, un'architettura delle scelte. Il nudge consiste nel progettarla in modo tale che favorisca, senza obbligare, la scelta più vantaggiosa per se stessi, secondo il giudizio informato che darebbero se fossero pienamente razionali. A questa visione si contrappone il concetto di sludge, introdotto dallo stesso Sunstein anni dopo: tutte quelle frizioni, burocrazie e complicazioni (anche qui, di varia natura) che ostacolano una scelta utile, spesso fino a disincentivarla del tutto.

Spinta gentile e progettazione: un’alleanza naturale
Nonostante il nudging sia stato a lungo applicato in ambito politico o sanitario, è sorprendente quanto raramente venga sfruttato in modo sistematico nella progettazione degli spazi. Eppure, proprio il progetto spaziale definisce l’ambiente in cui avvengono la maggior parte delle nostre scelte quotidiane. Un corridoio buio o una scala nascosta possono scoraggiare il movimento, mentre un giardino poco segnalato può diventare invisibile. Al contrario, un ambiente ben progettato può invitare a prendersi cura di sé: a muoversi, a bere, a nutrirsi meglio, a rallentare. Il design, in questo senso, diventa co-autore delle scelte.
Applicare la logica del nudging alla progettazione significa progettare spazi in cui la scelta salutare, sostenibile o conveniente sia la più ovvia, attraente o semplice (a volte anche la più divertente). È un approccio particolarmente utile negli ambienti ad alta densità come scuole, ospedali, uffici o centri commerciali, dove le decisioni individuali si sommano fino a generare impatti collettivi rilevanti.

Esempi concreti: nudging ambientale a servizio del benessere
Movimento e sedentarietà: Progettare scale visibili, ampie, ben illuminate e accessibili, magari con segnaletica motivazionale o interventi ludici, aumenta significativamente la probabilità che vengano usate. Diversi studi lo confermano: la semplice visibilità delle scale può aumentare del 50-60% il loro utilizzo rispetto a scale nascoste. In Italia, il Ministero della Salute ha promosso una campagna che invita a preferire le scale all’ascensore, ma se l’ascensore è l’opzione più comoda o evidente, il messaggio perde efficacia.
Idratazione e accesso all’acqua: Mettere a disposizione acqua potabile in punti ben visibili, con segnaletica chiara e magari bottiglie riutilizzabili (anche personalizzate dall'azienda, perchè no?), aiuta a mantenere una corretta idratazione. Se invece l’unico modo per bere è comprare una bottiglia al distributore o andare in un’area scomoda, si genera uno sludge che vanifica la spinta gentile.
Alimentazione sana e lotta allo spreco: Il layout delle mense scolastiche o aziendali può orientare scelte alimentari migliori. L’Università Bicocca, grazie alla collaborazione tra il centro di ricerca Best4Food, l’istituto di psicologia IESCUM e il gestore della mensa ha mostrato che l’uso di bollini, segnaletica adesiva sul pavimento e modifiche all’ordine di esposizione dei cibi può incrementare il consumo di frutta e verdura e ridurre lo spreco. Quando gli studenti scelgono cibi più sani e nelle giuste porzioni, tendono anche a buttare via meno cibo.
Esposizione alla luce naturale e al verde: La presenza di luce diurna e natura aumenta la qualità percepita dello spazio e favorisce il benessere psicofisico. Un layout che preveda pause in prossimità di finestre, cortili interni, giardini accessibili e la presenza e segnalazione di terrazze attrezzate agisce come nudging ambientale verso la rigenerazione. Se questi luoghi sono visibili e facilmente accessibili, gli utenti tenderanno a utilizzarli spontaneamente. Se sono nascosti, non segnalati o chiusi, o esteticamente molto poco attraenti, diventano sludge.
Benessere mentale e micro-pause: Anche il benessere psicologico può essere promosso attraverso piccole spinte gentili: panchine in luoghi tranquilli (molti progettisti sembrano avere un'avversione verso le panchine!), percorsi brevi per passeggiare, aree silenziose dove staccare dal rumore o dalla luce artificiale. Aree relax ben progettate, facilmente accessibili, segnalate e con stimoli naturali invitano a prendersi cura del proprio equilibrio mentale, anche in contesti frenetici.
Mobilità dolce e parcheggi per bici: Spazi urbani, aziendali e le scuole possono incentivare l’uso della bici o il camminare con semplici accorgimenti: parcheggi per bici grandi e visibili, protetti e vicini all’ingresso; docce e spogliatoi disponibili sul luogo di lavoro; percorsi pedonali continui e opportunamente ombreggiati. Se la struttura premia chi arriva in modo sostenibile rendendo la scelta più comoda, quella scelta sarà favorita.
Riciclo e comportamenti sostenibili: La posizione, visibilità e chiarezza dei contenitori per la raccolta differenziata incidono direttamente sul comportamento degli utenti. Contenitori ben visibili, con pittogrammi comprensibili e posizionati nei luoghi giusti funzionano da nudge. La presenza di soli cestini di rifiuti indifferenziati, o la presenza di cestini per la differenziata ma costantemente straripanti, genera sludge.

Riconoscere ed eliminare lo sludge
Un errore comune è credere che basti "dire" alle persone cosa fare. Ma se a un nudge si accompagna uno sludge, ad esempio cartelli che invitano a bere ma con fontanelle difficili da trovare o non funzionanti, il messaggio diventa controproducente perché non porta solo ad una scelta meno salutare ma a sensazioni di frustrazione. Lo sludge non è solo fisico, ma anche procedurale (moduli da compilare, regole complicate) e cognitivo (messaggi vaghi, informazioni confuse). Perché la spinta gentile sia efficace, il contesto deve essere facilitante. Progettare significa anche identificare e rimuovere questi attriti.
Progettare con gentilezza e responsabilità
È utile ricordare infine, che molti interventi di nudging non richiedono grandi investimenti economici. Un esempio emblematico è la cartellonistica: scegliere con attenzione i colori, le dimensioni, il linguaggio e il punto esatto in cui collocare un messaggio può fare una differenza notevole. Un cartello efficace è quello che parla con tono gentile, riconoscente, che aiuta a decidere senza colpevolizzare. Spesso si sottovaluta la semantica visiva e verbale, ma proprio questi dettagli sono in grado di trasformare un'informazione neutra in una vera spinta gentile, tanto più efficace quanto più è percepita come rispettosa e umana.
Il nudging non è un trucco manipolativo, ma uno strumento potente per orientare decisioni individuali verso il benessere, rispettando la libertà di scelta. Progettare ambienti in grado di promuovere comportamenti sani, sostenibili e consapevoli è una responsabilità etica di chi crea gli spazi in cui viviamo e lavoriamo. Spingere gentilmente non significa dirigere, ma rendere più semplice fare ciò che ci fa bene. E proprio perché ogni spazio è già, di fatto, un’architettura delle scelte, ignorarne il potenziale significa rinunciare a una leva cruciale per il benessere collettivo.
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