La Biennale di Architettura di Venezia è uno degli eventi più attesi e influenti nel mondo dell'architettura, ma spesso suscita anche critiche intense. Quest'anno, Luigi Prestinenza ha sollevato alcune questioni significative, come l'atteggiamento snob e l'approccio inconcludente di alcuni progetti. Anche se non ho ancora visitato la Biennale di quest'anno, l'articolo mi ha spinto a riflettere su alcune esperienze personali e percezioni da outsider nel settore della progettazione.
Il problema di un'élite architettonica
Da quando mi sono avvicinato al mondo della progettazione di interni, ho notato spesso un atteggiamento elitario e distante, soprattutto tra certi accademici e professionisti. È un ambiente in cui il valore del progetto sembra essere misurato più dalla bellezza formale e dal lusso asettico che dal benessere delle persone che vivranno quegli spazi. Purtroppo, queste soluzioni “di facciata” spesso ignorano le vere esigenze umane e sociali, contribuendo a una disconnessione tra architetti e comunità.
Greenwashing e speculazioni
Un altro problema che mi ha colpito è la superficialità con cui alcuni progetti affrontano la sostenibilità. Si parla tanto di "green design", ma troppo spesso ci troviamo di fronte a speculazioni o operazioni di greenwashing, dove l'apparenza di sostenibilità serve solo a migliorare l'immagine dell'architetto o dell'azienda. Questo atteggiamento è preoccupante, perché gioca con il nostro futuro e con la credibilità di chi davvero lavora per un cambiamento positivo.
L'atteggiamento omertoso nel settore
Forse ciò che più mi lascia perplesso è il silenzio che circonda queste problematiche. Non sono l'unico a percepire queste criticità, eppure sembra esserci un'atmosfera di omertà, come se parlarne fosse rischioso o mal visto. Questo crea un ambiente in cui il dibattito sano e costruttivo viene soffocato, e dove la paura di esporsi frena il progresso.
Un appello all'umiltà e all'interdisciplinarità
L'architettura ha bisogno di un cambio di paradigma. Serve umiltà per ascoltare le persone che abiteranno gli spazi che progettiamo. Serve curiosità per esplorare nuove idee e nuove discipline, come la biologia, la psicologia e le scienze ambientali. È fondamentale costruire con empatia, pensando a chi vivrà gli spazi e non solo a chi li ammirerà. Solo con un approccio interdisciplinare possiamo creare ambienti che siano veramente sostenibili e rigenerativi.
Una visione più responsabile
Il mondo dell'architettura ha un potenziale enorme, ma per realizzarlo deve abbracciare una visione più inclusiva e responsabile. Dobbiamo ricordare che progettare non significa solo creare qualcosa di bello, ma qualcosa che funzioni per le persone e per il pianeta. E per questo, come designer biofilico, continuerò a promuovere un'architettura più umana e consapevole.
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