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Architettura e umiltà: riflessioni sulle criticità del settore

La Biennale di Architettura di Venezia è uno degli eventi più attesi e influenti nel mondo dell'architettura, ma spesso suscita anche critiche intense. Quest'anno, Luigi Prestinenza ha sollevato alcune questioni significative, come l'atteggiamento snob e l'approccio inconcludente di alcuni progetti. Anche se non ho ancora visitato la Biennale di quest'anno, l'articolo mi ha spinto a riflettere su alcune esperienze personali e percezioni da outsider nel settore della progettazione.


biennale architettura 2024
 

Il problema di un'élite architettonica

Da quando mi sono avvicinato al mondo della progettazione di interni, ho notato spesso un atteggiamento elitario e distante, soprattutto tra certi accademici e professionisti. È un ambiente in cui il valore del progetto sembra essere misurato più dalla bellezza formale e dal lusso asettico che dal benessere delle persone che vivranno quegli spazi. Purtroppo, queste soluzioni “di facciata” spesso ignorano le vere esigenze umane e sociali, contribuendo a una disconnessione tra architetti e comunità.


Greenwashing e speculazioni

Un altro problema che mi ha colpito è la superficialità con cui alcuni progetti affrontano la sostenibilità. Si parla tanto di "green design", ma troppo spesso ci troviamo di fronte a speculazioni o operazioni di greenwashing, dove l'apparenza di sostenibilità serve solo a migliorare l'immagine dell'architetto o dell'azienda. Questo atteggiamento è preoccupante, perché gioca con il nostro futuro e con la credibilità di chi davvero lavora per un cambiamento positivo.


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L'atteggiamento omertoso nel settore

Forse ciò che più mi lascia perplesso è il silenzio che circonda queste problematiche. Non sono l'unico a percepire queste criticità, eppure sembra esserci un'atmosfera di omertà, come se parlarne fosse rischioso o mal visto. Questo crea un ambiente in cui il dibattito sano e costruttivo viene soffocato, e dove la paura di esporsi frena il progresso.


Un appello all'umiltà e all'interdisciplinarità

L'architettura ha bisogno di un cambio di paradigma. Serve umiltà per ascoltare le persone che abiteranno gli spazi che progettiamo. Serve curiosità per esplorare nuove idee e nuove discipline, come la biologia, la psicologia e le scienze ambientali. È fondamentale costruire con empatia, pensando a chi vivrà gli spazi e non solo a chi li ammirerà. Solo con un approccio interdisciplinare possiamo creare ambienti che siano veramente sostenibili e rigenerativi.


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Una visione più responsabile

Il mondo dell'architettura ha un potenziale enorme, ma per realizzarlo deve abbracciare una visione più inclusiva e responsabile. Dobbiamo ricordare che progettare non significa solo creare qualcosa di bello, ma qualcosa che funzioni per le persone e per il pianeta. E per questo, come designer biofilico, continuerò a promuovere un'architettura più umana e consapevole.

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